Povera Italia malata di crometofobia

Maggio è il mese che vedrà protagoniste due importanti manifestazioni fieristiche: Lamiera a Milano e poi SPS Italia a Parma. Il contesto economico, basato sugli ultimi dati forniti dalle associazioni di categoria, è tutto sommato positivo nonostante proseguano alcune problematiche che ci stiamo trascinando da parecchio tempo quali la difficoltà di reperimento di materie prime, componenti elettriche e elettroniche e caro energia.
Ma in questi giorni tiene banco un’altra questione che in modo più o meno indiretto interessa l’intero comparto manufatturiero: il ritardo del nostro paese rispetto alle misure previste dal PNRR.
La faccenda è più delicata di quanto si pensi se si considera che l’Italia avrebbe tante, forse troppe, aree che necessitano di un intervento di risanamento urgente. Dalla seconda relazione presentata dalla Corte dei Conti sullo stato di attuazione del PNRR sembra invece che, a fronte di somme importanti incassate (67 miliardi di euro più 21,8 miliardi della terza tranche), il tasso di attuazione finanziaria è pari al 6%. In altri termini, a oggi solo il 6% dei fondi disponibili è stato speso.
Questo significa che l’enorme mole di soldi che avrebbero potuto e dovuto trasformare in meglio la nostra nazione ha invece messo in risalto le solite italiche mancanze. In realtà, gli euro spesi sono 23 miliardi, il 12% dei soldi disponibili da qui fino al 2026, ma da questa cifra vanno tolte quelle misure confluite nel PNRR come i crediti di imposta di Transizione 4.0 e i bonus edilizi. Questo triste andazzo ha fatto dire ad autorevoli esponenti del Governo che “alcuni interventi da qui a giugno 2026 non possono essere realizzati”, con tanti saluti ai fondi messi a disposizione dall’UE.
Letteralmente la Crometofobia è la paura di spendere denaro per qualsiasi scopo. Scomodare la scienza in questo caso è forse più un esercizio letterale, ma di fatto la paura o l’incapacità di spendere fondi europei non è nuova al nostro paese. Fatta salva la buona volontà di alcune piccole realtà comunali che, seppure per progetti meno ambiziosi, hanno saputo sfruttare le opportunità derivanti dai finanziamenti provenienti dall’Europa, a livello nazionale sembra che la gestione di quantità così elevate di denaro, ma soprattutto dover rendere conto seriamente di come vengono spesi i soldi pubblici, siano problemi insormontabili.

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