
La fiera giusta al momento giusto, così potremmo definire EMO Milano 2015.
Con oltre 155 mila visite, quindi al di là delle aspettative della vigilia, la fiera mondiale delle macchine utensili e di tutti i sistemi di lavorazione e automazione a esse correlati è tornata a splendere vuoi per il periodo di congiuntura economica più positiva che in passato, vuoi per la concomitanza con Expo, temuta all’inizio ma tutto sommato benedetta alla fine. Non è certo un caso se il 51% dei visitatori è arrivato dall’estero, dato confermato da quasi tutti gli espositori italiani che hanno riscontrato il carattere fortemente internazionale della manifestazione. Il confronto con la precedente edizione milanese di EMO è largamente vinto ma il 2009, come ben sappiamo, passerà alla storia come l’annus horribilis della meccanica e speriamo l’ultimo.
Restando ai numeri ufficiali sciorinati da Ucimu – Sistemi per Produrre notiamo che al vertice della classifica dei visitatori esteri ci sono i tedeschi (12% del totale) seguiti da Svizzeri, Giapponesi, Francesi, Turchi, Cinesi, Russi, Spagnoli, Svedesi, Austriaci, Taiwanesi, Cechi, Coreani, Israeliani e Polacchi. Massiccia la presenza di visitatori europei (12% del totale degli stranieri) e asiatici (32%); è invece risultata in calo la presenza degli operatori delle Americhe (4%) nonostante i visitatori statunitensi siano aumentati.
Un po’ di attenzione la merita certamente lo slogan ufficiale della manifestazione, “Costruire il futuro”, che spinge a fare alcune riflessioni alla luce anche dell’offerta tecnologica vista in fiera. Un futuro che si costruisce è depurato da quella coltre di mistero che ha fatto e fa la fortuna di profeti, astrologi e via dicendo. Esso porta con sé una forte connotazione di progresso senza il quale l’umanità non sarebbe giunta ai livelli odierni sebbene con le contraddizioni che la marcano (per chi ne avesse voglia consiglio di andarsi a leggere il paradosso di Angus Deaton, recente vincitore del premio Nobel per l’economia). Fortunatamente, oggi il progresso non è solo correlato al livello di innovazione tecnologica raggiunta, ma anche al miglioramento della qualità della vita che ne deriva. Costruire il “nostro” futuro, come lo vogliamo davvero è il nuovo paradigma degli anni a venire.