Dirigere il cambiamento, non subirlo
di Fabio Chiavieri
L’inizio estate, come di consueto, è tempo di consuntivi e previsioni. Partiamo da quelli esposti da Ucimu – Sistemi per Produrre all’assemblea del 25 giugno con particolare attenzione al mercato italiano, analizzando i passaggi fondamentali ma tralasciando i numeri, facilmente consultabili dai comunicati stampa delle associazioni. In generale, il 2018 non è stato un anno brillante per il nostro Paese, la cui economia è cresciuta meno della media dei paesi dell’Unione Economica e Monetaria europea. Ma ciò che più preoccupa è il forte rallentamento rispetto al 2017. Gli investimenti sono stati la parte più dinamica della domanda con quelli in mezzi di trasporto che hanno fatto meglio di quelli in macchinari e attrezzature. Nonostante ciò, in un quadro internazionale comunque positivo, la produzione italiana di macchine utensili si è distinta, lo scorso anno, per l’ottima performance mettendo a segno un incremento superiore alla media.
In particolare, l’Italia ha rafforzato il quarto posto tra i costruttori mondiali e si è confermata al terzo posto tra gli esportatori, alle spalle di Germania e Giappone.
Un dato che certamente va sottolineato è la crescita a doppia cifra del consumo interno figlio dell’aumento delle consegne interne circa dello stesso ordine di grandezza.
In assoluto, i migliori risultati di sempre considerando anche i valori dell’export.
Leva di questo andamento, che ha caratterizzato il 2018, è stata la voglia di rinnovamento delle imprese manufatturiere italiane legata al nuovo paradigma produttivo di Industria 4.0 o, in altri termini, alla digitalizzazione della produzione, unitamente a un pacchetto di provvedimenti in materia di 4.0 che ha indirizzato in maniera chiara e univoca la politica industriale del nostro Paese.
Una strategia importante a cui, però, fa da contraltare l’indecisione manifestata nei primi mesi del 2019 dall’attuale Governo sulla possibile riconferma del super e dell’iper-ammortamento e sui loro parametri applicativi. Non è un caso, quindi, se le previsioni per il 2019, complice già una situazione economica ristagnante, danno un mercato sostanzialmente stabile, anche se va in ogni caso considerata la straordinaria base di partenza come sottolineato dal Presidente di Ucimu Massimo Carboniero.
Dello stesso tenore, sebbene si parli di cifre diverse, i dati forniti da ANIE, i cui comparti di riferimento sono caratterizzati tradizionalmente da forti contenuti innovativi. Elettronica ed Elettrotecnica hanno segnato nel 2018 una crescita significativa, confermando, in particolare, un andamento sostenuto per le tecnologie attive sul mercato dell’Industria, seppure vi sia stata una significativa contrazione nel secondo semestre che ha ridimensionato una previsione di crescita a doppia cifra confermando che l’incertezza sul rinnovo degli incentivi – iperammortamento in primis – ha generato una forte decelerazione degli investimenti.
Secondo il presidente Giuliano Busetto, fondamentale sarà “proseguire sulla Digitalizzazione delle Infrastrutture di Rete, asset fondamentale per il rilancio del Paese; dare continuità al Piano Industria 4.0, attraverso incentivi adeguati e modulati sul medio – lungo periodo, con risorse destinate alla formazione che rappresenterà un elemento determinante”.
Il tema della formazione, infatti, è assolutamente centrale all’interno di un processo di cambiamento culturale ancor prima che tecnologico. Non bisogna dimenticare, infatti, che il ruolo delle persone, anche in epoca 4.0, rimane e rimarrà centrale. Tempo da perdere, però, non ce ne è più perché il cambiamento, come dicevamo, è già in atto e avanza rapidamente.
Jack Welch fu il CEO che portò General Electric a livelli altissimi dal 1981 al 2001. Egli affermò: cambia prima di essere costretto a farlo. Un monito, più che un motto, che non dobbiamo dimenticare.
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