L’Ammonitore n.1 gennaio/febbraio

Anno nuovo preoccupazioni vecchie

Il 2023 si è aperto per gli italiani esattamente come si era chiuso, ovvero alle prese con il caro energia a cui si è aggiunto il rincaro dei carburanti. Va da sé che anche le imprese manifatturiere non trovano pace in questa situazione di costante incertezza. I costi energetici non solo però l’unica preoccupazione delle nostre aziende: frenata della domanda e approvvigionamento di componentistica e materie prime rappresentano altre delicate questioni. Se nell’ultima parte del 2022 è stata certificata una diminuzione generale dei prezzi delle materie prime, le previsioni dicono che le quotazioni torneranno a salire, sebbene in maniera più limitata rispetto al passato, complice il ritorno della crisi pandemica in Cina. Conseguenze di un mondo globalizzato che deve fare i conti con le crisi geopolitiche sparse qua e là e con il rischio della sua stessa implosione qualora non si riuscisse, in modo concreto e rapido, a razionalizzare l’impiego delle risorse disponibili molto spesso vittime di squallide speculazioni. Le azioni che il Governo deve mettere in atto per la sopravvivenza e il progresso delle nostre imprese metalmeccaniche, tipicamente energivore, sono molte, a cominciare da una seria e realistica politica energetica. Tuttavia, il tutto deve incanalarsi in un flusso di strategie messe in atto dall’UE per affrontare in maniera sistemica la transizione sostenibile e digitale come afferma il professor Achille Fornasini intervistato in esclusiva su questo numero: “l’Europa dovrebbe puntare alla massima collaborazione con il settore privato, favorendo non solo i cofinanziamenti delle iniziative, ma anche l’accesso a competenze, a conoscenze e a informazioni nel quadro di una transizione sostenibile e digitale giocata tra manifattura, ricerca e formazione in discipline scientifico-tecnologiche.”

Ben auguranti le parole di Giuseppe Lesce, Presidente Federmacchine che, nonostante tutto, si aspetta ancora mesi di crescita, dopo un buon 2022, visto che “le aziende hanno portafogli ordini davvero ricchi.” Sulla stessa lunghezza d’onda anche i vertici Ucimu-Sistemi per Produrre forti dell’analisi del carnet ordini dei costruttori italiani che nei primi nove mesi dell’anno risulta pari a 8,1 mesi di produzione assicurata, il valore più alto registrato negli ultimi 30 anni.

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