Ammonitore settembre BIMU

L’Ammonitore n.7 settembre – In attesa di BIMU Milano…

Il punto economico in attesa della 33.BIMU

di Fabio Chiavieri 

Tra poco più di un mese a fieramilano Rho prenderà il via la trentatreesima edizione della biennale delle macchine utensili, dei robot e dell’automazione. Difficilmente l’Italia potrà contare su un governo in pieno potere politico ragion per cui sorgono molte preoccupazioni sul raggiungimento dei 55 obiettivi entro il 2022 previsti dal PNRR, il famoso piano nazionale di ripresa e resilienza a cui con molto ottimismo viene affidato il rilancio economico del nostro paese. Alla situazione politica interna si somma quello che l’economista Marco Fortis, in occasione dell’annuale assemblea di Federmacchine, ha definito fattore “P”, iniziale di Pandemia e Putin, ovvero, il susseguirsi di due scenari avversi che ancora oggi sono tristemente presenti nelle cronache di tutti i giorni. Viene da chiedersi, quindi, in che contesto economico generale si svolgerà la kermesse milanese, poiché da esso dipende la volontà delle imprese di completare progetti lasciati in sospeso a causa del Covid-19 o di iniziarne di nuovi.  Il 2021 lasciato alle spalle è stato un anno di grandissima ripresa ben superiore alle più rosee aspettative sancendo un dato di fatto: l’Italia ha recuperato molto più velocemente dalla crisi pandemica rispetto ad altri paesi europei quali Germania e Spagna. Nel primo trimestre 2022 la crescita è stata dello 0,1%, effettivamente poca cosa ma sempre meglio del -1,5% indicato in maniera oltremodo pessimistica da alcuni previsori. Nel primo trimestre 2022 la crescita acquisita è arrivata al +2,2%, in gran parte ereditata dal 2021, un risultato tutto sommato buono se paragonato ad altri paesi del mondo, a cominciare dagli Stati Uniti che ha visto una calo del PIL dello 0,4%. A trainare questa crescita, oltre l’Edilizia però drogata dai bonus, il turismo e gli investimenti in macchinari che nel primo trimestre hanno segnato un +4,3%. Nell’intero trimestre marzo-maggio (con una crescita importante in aprile e un ribasso a maggio) la produzione industriale è cresciuta del +2,3%. Certamente questi dati avrebbero avuto un peso specifico diverso se non fossero stati “guastati” dall’aumento dell’8% dei prezzi al consumo, in parte mitigati dagli interventi statali a sostegno di imprese e famiglie. Come stimato a fine luglio dall’Istat, l’economia italiana ha fatto registrare nel secondo trimestre dell’anno una crescita del +1% rispetto al trimestre precedente e del +4,6% rispetto al secondo trimestre 2021, che ha portato la crescita acquisita per il nostro paese al 3,4%, un risultato davvero ottimo se paragonato alla crescita zero della Germania ancora penalizzata dalla crisi dell’auto e del gas. A proposito del settore auto, rimane il grande punto interrogativo sugli effetti che le scelte strategiche prese a Bruxelles, che impongono lo stop a benzina e diesel a partire dal 2035, avranno sul comparto manifatturiero europeo e sui consumi delle famiglie. Diversa la previsione per il 2023 che dovrebbe vedere secondo i più autorevoli previsori un rallentamento generalizzato nel mondo: inflazione e caro energia i principali imputati. In conclusione, l’Italia negli ultimi 5 trimestri (dal 1° 2021 al 1° 2022) è cresciuta del 6,5% (a cui come abbiamo detto va sommato l’1% del secondo trimestre), meglio di Spagna, Stati Uniti, Francia e Germania.

L’Ucimu ha confermato in buona sostanza questi dati: dopo un 2021 decisamente positivo è previsto un 2022 ancora in crescita per il mondo della macchina utensile italiana.

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