
L’elevato numero di decessi da Covid 19 in Italia indica chiaramente che il nostro Paese è anziano.
Non solo. Nel 2019, la popolazione italiana è diminuita ulteriormente come registrato dai dati Istat.
Dato per scontato che non ci estingueremo, rimangono però alcuni elementi di riflessione su ciò che sta avvenendo. A fronte di uno sviluppo tecnologico estremamente rapido, non corrisponde un adeguato avanzamento della qualità della vita delle persone sotto gli aspetti economico, mentale e culturale.
Allora accade che non solo i giovani di oggi perdono speranza nel futuro, ma sempre più coppie decidono che senza un futuro è bene evitare di dare un contributo concreto alla crescita demografica del Belpaese.
In questo circolo vizioso, ingorgo di troppe contraddizioni, le speranze di vedere l’Italia fungere da protagonista in Europa e nel mondo, come le proprie origini culturali, artistiche, paesaggistiche e tecnologiche lo richiederebbero, sono ridotte all’osso.
Le nuove generazioni sono fondamentali per le aspettative di un Paese, sia quelle che verranno sia quelle che già dovrebbero avere un ruolo importante nella società odierna. Quando i giovani si risvegliano al proprio senso di responsabilità, la loro forza è potente. È a loro in definitiva che dobbiamo affidare le nostre speranze e aspettative per il futuro.
Il contesto più idoneo perché questo avvenga è all’interno di un paese che non dimentica le proprie radici, le proprie competenze e le proprie eccellenze che, come hanno dato possibilità ai nostri nonni e padri di realizzare una vita degna e gratificante, possono farlo anche con i ragazzi e le ragazze di oggi.
La Meccanica italiana, e più in generale il comparto manifatturiero, rappresenta un nucleo di inestimabile valore attorno al quale si deve continuare a investire perché con essa si continuerebbe a dare un senso all’economia “del fare”, culturalmente più vicina ai nostri avi ma che, all’atto pratico, restituirebbe fiducia e dignità alla gente.
di Fabio Chiavieri