L'Ammonitore novembre/dicembre

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Interazioni e Interfacce

di Fabio Chiavieri

Partiamo da una definizione condivisa e comprensibili di interazione uomo-computer (HCI).
Anche detta interazione uomo-macchina, la HCI tratta lo studio dell’interazione tra le persone (utenti) e computer (macchina) per la progettazione e lo sviluppo di sistemi interattivi che siano usabiliaffidabili e che supportino e facilitino le attività umane. Grazie all’integrazione tra tecnologie 4.0 declinate nella visione umanocentrica 5.0, si vuole che questa interazione sia sempre più al servizio dei bisogni dell’uomo e quindi realizzata tramite la progettazione di interfacce utili a soddisfare tale ambizione. In termini più semplici, se è vero che l’intenzione è di riportare tutti i paradigmi produttivi e le soluzioni offerte ad orientarsi verso i bisogni e il benessere dell’uomo, occorrerebbe ideare il desiderabile, progettare l’usabile, realizzare l’utile.

Progettare un’interfaccia vuol dire capire ed analizzare un bisogno, valutarne le possibili realizzazioni, verificarne l’usabilità ed infine valutare che l’interazione tra uomo e macchina sia corrispondente ai bisogni per cui era nata. Certo, una volta su un milione capita anche il fortunato errore della colla che non incolla da cui è nato il successo post-it, o la degenerazione e il fallimento di un prodotto formidabile. La progettazione dell’interfaccia è indubbiamente una fase determinante per rendere un prodotto usabile oppure no, un robot collaborativo oppure no, un software di sicurezza, utile oppure no.

Forse ho fin troppo personalizzato e semplificato il concetto ma, quanto penso, respiro e promuovo una nuova frontiera tecnologica, più che il ben noto “effetto wow” vorrei aiutare a generare ad offrire soluzioni reali, accessibili e migliorative da ogni punto di vista. Penso ad esempio, parlando sempre dei robot collaborativi, che dovrebbero essere degli strumenti flessibili e facili da utilizzare, anche nelle mani di operatori poco esperti di automazione, magari non più giovani, progettati per essere “user friendly” e garantire la massima sicurezza. Penso agli strumenti che garantiscono la sicurezza e la protezione del nostro patrimonio di conoscenza che dovrebbero essere agili, intuitivi e rassicuranti. Penso infine ad un’intelligenza artificiale comprensibile, affidabile e spiegabile che aiuti a realizzare obiettivi sempre più ambiziosi e finalizzati al bene comune. Penso all’oggi e al futuro di un bambino che non dovrebbe essere fatto di schermi piatti o visori immersivi almeno quanto la nostra operatività non dovrebbe essere legata ad esperienze limitate e frustranti come si dimostrano moltissime applicazioni. Perché ormai lo sappiamo abbiamo reso le macchine capaci di imitare e riprodurre fedelmente il comportamento umano ma troppo spesso non siamo questo grande esempio.

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