Sostenibilità e responsabilità: due facce della stessa medaglia
L’Opinione di Antonella Mazzoccato – Socio fondatore di C.R.M. di Mazzoccato Arturo & Figli S.r.l.
Mescolando due definizioni di “impresa”, si ottiene “programma notevole o particolarmente impegnativo (i. ardua, eroica) che si esplicita in un’attività economica organizzata finalizzata alla produzione o scambio di beni o servizi. Lo sa bene ogni imprendit* (-ore, o -rice, fa lo stesso, cambia solo il grado di difficoltà, anche oggi), specie se italian*[1].
Quanto sopra va esteso: come recentemente sottolineato da Pasquale Forte[2] l’aggettivo coraggiosamente, e dopo “servizi” va aggiunto “profittevolmente ma con legittimazione sociale”, come chiosato da Franco Pizzagalli[3]. Troppo complesso? Non possiamo limitare l’impresa all’oggi, per il bene di tutti gli stakeholders deve essere anche domani, pur affrontando continui cambiamenti. Non possiamo più dire solo che servono profitti, premessa per sana e normale crescita (le imprese non sono ONLUS), ma che i profitti devono essere legittimati socialmente. In una sola parola, l’impresa deve essere sostenibile. Anche prima di diventare una B-Corp o un’impresa Benefit.
Questo concetto tante volte ripetuto rischia lo svuotamento, un po’ come resilienza. A mio modesto parere, si tratta solo di buon senso, concetto fuori moda ma sempre valido, come ho risposto quando mi hanno chiesto come la nostra piccola impresa, settore metalmeccanico, abbia potuto pubblicare già due Report Sostenibilità sul sito www.cole-csrreport.it, gestito dal programma SMART – bando INTERREG concertato da soggetti italiani e svizzero-ticinesi.
Buon senso codificato = ESG values
Nel concetto di Sostenibilità che per dimensione e mercato attuiamo – e proviamo, per ottenere la pubblicazione di cui sopra -, oltre all’etica nei rapporti con dipendenti, clienti e fornitori, anche senza mettere un Codice Etico sul nostro sito, vi sono iniziative in merito a investimenti in energia sostenibile, al rispetto delle regole, a flessibilità di orario e comprensione delle esigenze altrui alle persone in azienda e non, restituendo qualcosa alla collettività di cui facciamo parte, contribuendo ad iniziative sociali anche in forma anonima. Sul piano tecnologico, a rischiare investendo in tecnologie 4.0 ben prima delle agevolazioni, per produrre meglio e più velocemente. Chiunque, pensando oltre a sé, può attuarle, a piccoli passi. Ci sono sembrate normali, come anormali ci sembrano le aziende che dall’oggi al domani svaniscono per avere margini maggiori producendo solo all’estero, mettendo sul lastrico i propri dipendenti (e fornitori); anormali gli imprenditori dalla ricchezza ostentata a fronte dei propri dipendenti che faticano ad arrivare a fine mese; anormale il mancato rispetto delle più elementari norme di sicurezza dentro – per i dipendenti – e fuori – per il contesto sociale circostante e l’ambiente; anormale il millantato credito che impera su internet, dove pseudo-produttori di utensili sono chiaramente importatori…
In fondo, sostenibilità è solo un’evoluzione del concetto di responsabilità, che si estende oltre gli antichi confini del “me e la mia famiglia”. Non è paternalismo vecchia maniera, ma si parla tanto di famiglie allargate e la famiglia più allargata che ci sia è la società, compreso chi non la pensa come me, e rispetto, ma che spero comprenda che, di fronte all’evidenza dei fatti, non c’è scelta. Dobbiamo essere responsabilmente sostenibili, specie noi che abbiamo scelto di “fare l’impresa”.
